Intervista a Fabrizio Frau, 53 anni e responsabile del reparto assemblaggio. Scopriamo assieme il suo percorso, le caratteristiche del suo lavoro e in particolare l’importanza di assicurarsi che tutte le parti di un prodotto corrispondano alle specifiche previste. Buona lettura!
Buongiorno Fabrizio, puoi dirci brevemente qualcosa di te. Da quanto tempo lavori per MCS? Quale mansione svolgi?
Ho 53 anni e sono in MCS dal 2007. Attualmente sono il responsabile del reparto assemblaggio. Precedentemente ho lavorato in altre aziende metalmeccaniche, ma in campi completamente diversi.
Ho iniziato come tutti facendo la gavetta, anche se quando sono entrato in MCS ero già grandicello – diciamo così – e nell’azienda da dove provenivo ero già responsabile di un reparto.
Sono partito dalle basi, quindi, facendo esperienza e crescendo. Dai primi lavori via via mi sono state date maggiori responsabilità, ho sviluppato competenze sempre più elaborate finché non mi è stato affidato l’incarico di seguire il reparto assemblaggio.
Quali sono le principali caratteristiche del tuo lavoro e del team con cui collabori?
La squadra, oltre al sottoscritto, è composta da ragazze e ragazzi molto in gamba e praticamente autonomi. Talvolta mi capita di intervenire per applicare quel “problem solving” che nasce dalla maggiore esperienza.
Il nostro compito innanzitutto è quello di controllare che i prodotti siano in linea con gli standard qualitativi, siano conformi a quanto indicato dall’Ufficio tecnico e dalla scheda prodotto. Si procede quindi con l’assemblaggio e l’imballo finale per spedire il prodotto al cliente.
Dall’inizio del tuo percorso qui in MCS, come si è evoluta l’azienda dal tuo punto di vista, e come ha influito questo sul tuo lavoro in reparto?
L’azienda era già moderna con Giorgio Vignaga. Adesso con Alessandro e Valeria si sono fatti degli importanti passi in avanti, forse per una maggiore sensibilità e attenzione alle nuove tecnologie.
Comunque un imprenditore desidera sempre innovare i propri prodotti. In fatto di attrezzature e macchinari, secondo me, c’è stata una bella rivoluzione. L’azienda si è modernizzata, ma anche il personale ha dovuto crescere di pari passo.
Questa evoluzione positiva non ha coinvolto direttamente il nostro reparto: non vi è un grande utilizzo di macchinari, perché viene richiesto un lavoro prettamente manuale, più artigianale possiamo dire. Personalmente ritengo che la stampa 3D sia stato una grande innovazione.
Cosa ti piace del tuo lavoro? Eventualmente c’è stato un lavoro o un progetto che ti ha dato maggiore soddisfazione e perché?
Il fatto che c’è una grande varietà di prodotti. Non è come la catena di montaggio in cui assembli sempre lo stesso prodotto. In linea di massima le procedure sono sempre quelle, ovviamente, ma i prodotti da assemblare cambiano e quindi non ci si annoia di certo.
Non c’è stato un lavoro in particolare: la soddisfazione nasce quando si completa una commessa, magari complessa, e tutto fila liscio, senza problemi. Oppure è appagante il riuscire a risolvere certi intoppi o imprevisti portando a termine il lavoro.
Quali sono gli aspetti più critici del lavoro di assemblaggio?
L’aspetto più critico è probabilmente la garanzia della qualità del prodotto finale. È importante assicurarsi che tutte le parti di un prodotto corrispondano alle misure previste e siano correttamente assemblate secondo le specifiche. Ciò richiede un’attenta supervisione di tutto il processo, compreso un rigoroso controllo visivo.
Quali sono a tuo avviso i punti di forza di MCS?
Su questo punto mi trovo d’accordo con quello che hanno detto i miei colleghi nelle loro interviste, nel senso che noi possiamo realizzare gran parte del prodotto richiesto da un cliente.
Nel mercato capita che un’azienda produca un pezzo, un’azienda un altro pezzo e una terza assembla il tutto. MCS invece è in grado di progettare il prodotto, di produrre i vari pezzi e di assemblarli fornendo un servizio completo.
Come ti vedi tra 10 anni?
Sicuramente non ancora in pensione. Scherzi a parte: sarò un po’ più vecchio ma sempre qui a fare il mio dovere e a contribuire alla crescita dell’azienda.
Se potessi lasciare un messaggio in bottiglia alle generazioni future, quale insegnamento o consiglio ti piacerebbe fosse recapitato?
Se qualcuno vuole crescere umanamente e professionalmente, deve applicarsi costantemente nel proprio lavoro, collaborare con i colleghi, imparare a chiedere consiglio e aiuto, essere sempre disponibile a imparare.
Solo in questo modo puoi diventare autonomo nel tuo lavoro, sapendo quello che devi fare e come lo devi fare.